Quando ci chiedono cos’è la protezione civile, rispondiamo che la protezione civile è articolata in quattro grandi categorie: previsione del rischio, prevenzione, soccorso e ripristino della normalità. Ed è così, la protezione civile insieme ad altri enti studia i fenomeni naturali, il modo migliore per prevenirli, è sempre pronta lì per fronteggiare le emergenze e si impegna immensamente per far sì che coloro che sono stati colpiti da una calamità, possano tornare il prima possibile alla loro quotidianità. Questo è quello che, nel bene o nel male, si vede al telegiornale. Ma la protezione civile ha tanti altri ruoli nella comunità, e purtroppo questo non ce lo insegnano i libri, non ce lo dicono in televisione, ma bisogna viverlo in prima persona.
Ogni anno, ai campiscuola organizzati dalla nostra associazione, chiediamo ai giovani partecipanti cos’è per loro la protezione civile, e le frasi che escono fuori ci stupiscono ogni volta di più. Al mio primo camposcuola da partecipante, per esempio, ricordo di aver sicuramente risposto che per me la protezione civile era un’opportunità per fare nuove amicizie, per imparare cose nuove, per stare a contatto con la natura, per vivere l’esperienza di dormire in tenda.
Oggi, dopo quattordici anni di volontariato, se mi dovessero chiedere “Emilia, cos’è per te la protezione civile?” senza pensarci troppo risponderei “Per me la protezione civile è famiglia.”
Vedo famiglia nell’impegno di chi, ogni anno, è lì presente in associazione con tutte le sue forze a dare il proprio contributo per la realizzazione del campo. La vedo in noi volontari più giovani che abbiamo cominciato bambini e abbiamo scelto di crescere insieme e portare avanti questo progetto. La vedo in quelli più anziani che ci trasmettono ogni giorno la passione e che, nonostante gli altri mille impegni, restano il collante dell’associazione. La vedo nei ragazzini che scelgono di tornare ai campi l’estate successiva, perché mi ricordano me. L’ho vista negli occhi stanchi dei volontari a fine turno quando siamo stati in emergenza per il sisma al Centro Italia. L’ho vista nelle persone che si sono affidate a noi, che si sono sentite a “casa” pur non avendone più una.
Per cui, per questo nuovo anno mi sento di fare un augurio a tutti noi volontari: non smettiamo mai di fare del bene. Facciamo in modo che questo fuoco non si spenga mai. Portiamo avanti la gentilezza, l’amore, l’empatia, perché mai come oggi, il mondo ha bisogno di questo.
E per chi ne avesse voglia, non è mai troppo tardi per dedicarsi al volontariato: prendersi cura degli altri per capire che, in realtà, ci stiamo prendendo cura di noi stessi. Quale miglior proposito per questo nuovo anno?
Vi aspettiamo numerosi.
Emilia Esposito – Volontaria
Con l’approssimarsi delle feste di fine anno è importante rinnovare un forte invito alla prudenza nell’utilizzo di artifici pirotecnici, troppo spesso fonte di incidenti anche gravi, determinati dall’incautela nel maneggiare e accendere mortaretti, razzi, petardi e fuochi d’artificio di ogni genere, talvolta anche illegali.
Ma come riconoscere, innanzitutto, un botto illegale?
I giochi pirotecnici autorizzati e in libera vendita devono riportare sulla confezione un’etichetta con il numero del decreto ministeriale che ne autorizza il commercio, il nome del prodotto, la ditta produttrice, la categoria d’appartenenza e le modalità d’uso.
Tuttavia anche un uso imprudente dei fuochi d’artificio del genere legale può produrre lesioni gravi, come ustioni al viso e alle mani, e danni alla vista. Inoltre va considerato che il forte rumore e gli effetti illuminanti, recano spesso grave disturbo alle persone deboli come anziani, ammalati e bimbi piccoli, ed ogni anno molti animali, anche tra quelli d’affezione, perdono la vita a causa di shock indotti dall’esplosione di petardi e botti durante la notte di Capodanno.
Per contenere il numero di vittime di incidenti di questo tipo, nonché dei possibili inneschi di principi di incendio a seguito dell’utilizzo dei fuochi d’artificio, ogni anno l’Arma dei Carabinieri e i Vigili dei Fuoco promuovono campagne di sensibilizzazione e informazione, illustrando regole di comportamento e consigli utili per festeggiare in sicurezza. Di seguito ne riportiamo alcune:
• Non esistono fuochi di artificio “sicuri”, anche se ne è permessa la vendita; perfino le stelline, che i bambini usano con disinvoltura, bruciano a 300°C e perciò sono potenzialmente in grado di provocare incendi sui tessuti.
• L’. utilizzo improprio può incendiare gli abiti che si indossano quando si usa un fuoco d’artificio. Mai mettere giacconi o maglioni di pile o fibra sintetica, e nemmeno indumenti acetati come tute sportive. Basta una scintilla per trasformare questi abiti in torce di fuoco.
• Al momento dell’accensione, mai avvicinare viso e occhi alla miccia.
• Non lasciare mai sui balconi tende, teli di plastica, scope, contenitori di carta o plastica, tappeti, panni stesi, o qualsiasi materiale combustibile; togliere dai balconi e terrazzi tutti i materiali combustibili che potrebbero venire incendiati dal petardo di un vicino.
• Non collocare mai i fuochi d’artificio nelle vicinanze di luoghi abitati o dove siano depositi di paglia, di grano, fienili, boschi, o in prossimità di automobili
• Non usare in caso di vento!
• In casi di ritrovamento di un botto inesploso, in strada oppure a casa, non toccatelo. Molti ferimenti avvengono il “giorno dopo” a causa dei botti inesplosi che si trovano per strada. Ricordatevi che un botto abbandonato o difettoso potrebbe comunque esplodere da un momento all’altro
Non rischiate la vita per sparare un botto. Per festeggiare il nuovo anno basta anche un abbraccio ai propri cari oppure stappare una bottiglia di spumante.
Buone Feste
Articolo di Valeria Casaburi e Matteo Annunziato (Volontari)
Uno dei pericoli che in natura viene sottovalutato è il rischio valanga. Come tutti i pericoli vi sono informazioni utili a ridurre questo rischio, per cercare quanto possibile di prevenire una valanga e vi sono anche comportamenti da tenere nel caso in cui si viene travolti da una valanga per cercare di sopravvivere il più possibile in attesa dei soccorsi.
Innanzitutto bisogna capire che è possibile prevedere una valanga, ma non di annullare del tutto tale rischio. Infatti esistono i bollettini niveometereologici che ci aiutano a capire la situazione che possiamo trovare in montagna, ma non sono comunque abbastanza, perché basta spostarsi da un massiccio ad un altro che cambiano le condizioni quali l’esposizione al sole e al vento, l’altitudine, ecc. e i rischi annunciati dal bollettino possono variare notevolmente. Unitamente ai bollettini diciamo che bisogna affidarsi alla propria esperienza oppure a quella di una guida alpina.
In generale però le valanghe si verificano maggiormente quando si esce dalle piste segnalate e di queste, la maggior parte dei casi, si verificano proprio a causa del passaggio degli sciatori stessi oltre che dal cambiamento improvviso delle condizioni atmosferiche.
Allora come affrontare questo rischio se il bollettino non basta? Bisogna prendere ulteriori precauzioni, come non uscire mai da soli, ma neanche con un gruppo numeroso di persone al seguito, far sapere a qualcuno il percorso che si vuole seguire e l’orario stimato di ritorno, ed infine portare con se l’equipaggiamento adatto. L’equipaggio base per affrontare questo genere di avventure è costituito da: sonda, una pala da neve e l’ARVA (l’apparecchio di ricerca in valanga). Ma non solo, è consigliabile anche l’uso di un caschetto e negli ultimi tempi si sono diffusi anche gli Airbag per sciatori.
Come ci dobbiamo comportare se avvistiamo una valanga venire verso di noi? In linea generale, bisogna cercare di evitare di venire travolti, quindi fuggire il più rapidamente possibile di lato, cercando di lasciare tutto l’equipaggiamento pesante che non ci serve (ad esclusione dei 3 oggetti citati prima), e se vediamo che la valanga sta comunque per travolgerci, cerchiamo di “nuotare” il più possibile verso l’alto, oppure poco prima cerchiamo di aggrapparci ad un albero robusto o una roccia.
E se si viene travolti? Se sfortunatamente si viene travolti, non bisogna farsi prendere dal panico, soprattutto nei primi minuti, che sono fondamentali poiché la neve ancora non si è compattata del tutto, quando abbiamo ancora la possibilità di effettuare qualche piccolo movimento. La prima cosa da fare è cercare di spostare la neve il più lontano possibile con le braccia e con le gambe e soprattutto fare un respiro profondo per creare la giusta cavità anche davanti ai polmoni. Successivamente bisognare creare una piccola sacca d’aria davanti la bocca per continuare a respirare. Se si riesce a scavare, prima di iniziare bisogna capire in che direzione si è rivolti e qui ci viene in aiuto la forza di gravità, infatti basterà sputare per capire in che direzione muoversi. Ovviamente fondamentale è l’equipaggiamento base, azionando l’ARVA, che aiuterà i soccorsi a trovarci quanto prima possibile.
Articolo di Mario Conte – Volontario
Per lunedì 6 Dicembre dalle 9.30 alle 13.00 il Dipartimento della Protezione Civile ha organizzato, insieme all’Agenzia per la Coesione Territoriale, la fondazione CIMA e la Regione Sicilia, un interessante webinar in cui si parlerà della riduzione del rischio, in particolar modo del rischio meteo-idro, che nelle ultime settimane ha messo in allerta alcune regioni, tra cui la Campania. Protagonista dell’incontro sarà la Regione Sicilia, vittima di numerose alluvioni, che nell’ambito del Programma PON Governance 2014-2020, intende effettuare un miglioramento nella prevenzione non strutturale del rischio idraulico e idrogeologico.
Per chi fosse interessato, è possibile seguire il webinar a questo link.
Qui, invece, il programma dell’incontro. Tra i professionisti anche Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione Civile.
Emilia Esposito – Volontaria
Il 22 novembre di ogni anno ricorre la “Giornata Nazionale per la sicurezza nelle scuole” che rientra nella campagna IMPARARESICURI svolta in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione ed il Dipartimento di Protezione Civile. La Giornata venne istituita con la Legge 107/2015 in memoria del tragico incidente avvenuto il 22 novembre 2008 al liceo Darwin di Rivoli in cui, a seguito del crollo del pannello di un controsoffitto, perse la vita lo studente Vito Scafidi.
Dedicata ed intitolata poi a tutte le vittime degli incidenti avvenuti nelle scuole italiane, il Ministero celebra questa Giornata invitando ad organizzare attività, incontri ed occasioni di confronto per sensibilizzare sul tema della prevenzione dei rischi, con l’obiettivo di promuovere, valorizzare e favorire la diffusione della cultura della sicurezza degli edifici scolastici e garantire una corretta informazione a tutta la comunità scolastica.
La necessità di adeguare le scuole dal punto di vista strutturale resta tutt’oggi un’ emergenza per il nostro Paese. In due settimane, tra fine ottobre e la scorsa settimana di novembre si sono verificati ben sei casi di crolli poiché molti istituti non sono dotati di certificati di collaudo statico (39%) o di prevenzione incendi (59%).
A questo scopo è stata profilata una Survey intitolata “Sicurezza, qualità e benessere a scuola in epoca Covid-19”, compilabile fino al 9 gennaio 2022 per tutti gli istituti di ogni ordine e grado; tale questionario è rivolto ai dirigenti scolastici per fotografare i mutamenti indotti intervenuti sull’organigramma degli addetti preposti alla sicurezza, sui ruoli degli studenti per l’evacuazione, le prove di emergenza rispetto ai diversi tipi di rischio e le aree di raccolta, le attività formative ed informative rivolte agli studenti e alle famiglie sulla sicurezza interna e sanitaria, la situazione attuale degli spazi didattici ed il ricorso ad eventuali spazi esterni, i nuovi arredi acquistati e lo smaltimento dei vecchi, nonchè sulle voci di utilizzo e le fonti di finanziamento disponibili, e tutto ciò che si è reso necessario per fronteggiare l’emergenza pandemica dal Decreto Legislativo 81/2008, al fine di raccogliere, condividere ed estendere le buone pratiche realizzate e le criticità riscontrate relativamente ai temi indicati.
(I risultati dell’indagine saranno resi pubblici a fine febbraio 2022).
Quest’anno per l’occasione è stata anche prodotta e presentata la Smart Box della Sicurezza, con materiali utili e scaricabili gratuitamente, per tenere alta l’attenzione sulla prevenzione e saper fronteggiare i rischi naturali presenti sui territori, come terremoto ed alluvione, in ambito scolastico.
Inoltre sono stati proiettati e caricati online ben tre video tutorial, con gli studenti quali attori protagonisti, per avere maggiore consapevolezza dei rischi in generale, per conoscere il piano di emergenza della propria scuola e quello comunale di protezione civile.
“Imparare in sicurezza, nel rispetto delle norme anti-Covid, all’interno di edifici sicuri ed in territori dotati di una pianificazione di protezione civile testata ed efficace, è un diritto di tutti; contribuire a far sì che i ragazzi e le ragazze facciano propria la cultura della prevenzione, significa permettere loro di essere cittadini consapevoli, informati e impegnati in prima persona nella riduzione del rischio, non in futuro da adulti, ma da subito, proprio a partire dagli spazi che vivono quotidianamente” ha sottolineato Immacolata Postiglione, Vice Capodipartimento Protezione Civile.
Per di più quest’anno, nei giorni da martedì 16 a venerdì 26 novembre, studenti, docenti, personale ATA e dirigenti scolastici potranno prendere parte all’iniziativa “La scuola è sicura se…” pubblicando sul profilo Instagram della scuola (o su un altro canale in uso) uno o più messaggi, narrazioni, video o foto sul tema della prevenzione e della sicurezza. L’iniziativa social proposta dal Ministero è infatti quella di riflettere, anche organizzando gruppi di approfondimento, su queste tematiche, al fine di individuare gli elementi essenziali per rendere gli ambienti e i comportamenti di vita scolastica più adeguati e garantire benessere e maggiore sicurezza in ambito scolastico.
Articolo di Valeria Casaburi – Volontaria