L’alluvione è l’allagamento di un’area dove normalmente non c’è acqua. A originare un’alluvione sono prevalentemente piogge abbondanti o prolungate. Le precipitazioni, infatti, possono avere effetti significativi sulla portata di fiumi, torrenti, canali e reti fognarie. Un corso d’acqua può ingrossarsi fino a straripare o rompere gli argini, allagando il territorio circostante. Sapere se la zona in cui si vive, si svolge l’attività lavorativa o si soggiorna, è a rischio alluvione aiuta a prevenire e affrontare meglio le situazioni di emergenza. E’ opportuno informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica per apprendere eventuali avvisi di condizioni meteorologiche avverse o di allerta.
In particolare, ricorda:
– In alcuni casi è difficile stabilire con precisione dove e quando si verificheranno le alluvioni e potresti non essere allertato in tempo; l’acqua può salire improvvisamente, anche di uno o due metri in pochi minuti;
– Alcuni luoghi si allagano prima di altri. In casa, le aree più pericolose sono le cantine, i piani seminterrati e i piani terra;
– All’aperto, sono più a rischio i sottopassi, i tratti vicini agli argini e ai ponti, le strade con forte pendenza e in generale tutte le zone più basse rispetto al territorio circostante attraversato da fiumi;
– La forza dell’acqua può danneggiare gli edifici e le infrastrutture (ponti, terrapieni, argini) e quelli più vulnerabili potrebbero cedere o crollare improvvisamente.
Cosa fare – Durante l’Alluvione
– Se vedi rifiuti ingombranti abbandonati, tombini intasati, corsi d’acqua parzialmente ostruiti, ecc., segnalalo al Comune;
– Assicurati che la scuola, o il luogo di lavoro, ricevano l’allerta e abbiano un piano di emergenza.
– Tieniti informato sulle criticità previste sul territorio e le misure adottate dal tuo Comune.
– Proteggi con paratie o sacchetti di sabbia i locali che si trovano al piano strada e chiudi le porte di cantine, seminterrati o garage solo se non ti esponi a pericoli.
– Se ti devi spostare, valuta prima il percorso ed evita le zone allagabili.
– Chiudi il gas e disattiva l’impianto elettrico. Non toccare impianti e apparecchi elettrici con mani o piedi bagnati.
– Non bere acqua dal rubinetto: potrebbe essere contaminata
– Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi.
– Fai attenzione a dove cammini: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti ecc.
– Evita di utilizzare l’automobile. Anche pochi centimetri d’acqua potrebbero farti perdere il controllo del veicolo o causarne lo spegnimento: rischi di rimanere intrappolato.
Dopo l’alluvione segui le indicazioni delle autorità prima di intraprendere qualsiasi azione, come rientrare in casa, spalare fango, svuotare acqua dalle cantine ecc.
Ricorda che imparare a prevenire e ridurre gli effetti dell’alluvione è un compito che riguarda tutti noi; la diffusione di informazioni sul rischio alluvione è una responsabilità collettiva, a cui tutti dobbiamo contribuire.
Articolo di Esposito Francesca – Volontaria
Sentirsi al sicuro è un bisogno collettivo di benessere, che deve essere garantito con l’attuazione di misure di prevenzione e protezione dell’ambiente lavorativo.
La necessità di sviluppare una adeguata sensibilità ai temi della salvaguardia del territorio e dell’ambiente
richiede iniziative di natura sociale e didattica, finalizzate a diffondere la cultura della prevenzione e ad
orientare i comportamenti per la tutela della persona in caso di emergenza.
La scuola è soggetta a quelle tipologie di rischio specifiche dei luoghi ad alta densità di affollamento, inoltre l’età degli alunni, nella maggior parte minorenni o addirittura infanti, rappresenta un ulteriore parametro che influenza la valutazione dei rischi.
Il Sistema di Protezione Civile pone da sempre grande attenzione al mondo della scuola, che rappresenta l’interlocutore privilegiato per formare su prevenzione, informazione e promozione destinate ai futuri cittadini, in quanto ambito nel quale la curiosità dei discenti riesce a rendere efficaci queste attività.
La nostra associazione si troverà impegnata nella settimana che segue (dal 21 al 25 Novembre) con una serie di incontri nelle varie sedi dell’Istituto Comprensivo Statale di Montecorvino Pugliano (SA). Un lungo confronto di classe in classe dove i nostri volontari affronteranno, insieme agli alunni, diversi argomenti riguardanti il mondo della Protezione Civile, ma anche la Sicurezza in generale.
Gli incontri prevedono un momento iniziale di attività in aula con i volontari che illustrano i maggiori rischi che riguardano il territorio in cui è collocato il plesso scolastico, ponendo l’attenzione sugli aspetti relativi ai comportamenti corretti da assumere in caso di emergenza.
I principali argomenti che verranno sviluppati durante gli incontri sono:
i principali rischi ed i livelli di vulnerabilità del territorio;
il sistema di allertamento per rischio idrogeologico e sismico;
la conoscenza delle norme e dei comportamenti da adottare in caso di emergenza;
la conoscenza delle misure di salvaguardia per prevenire o limitare i possibili rischi, anche stimolando una crescente attenzione ai temi della tutela ambientale;
i possibili pericoli e rischi che si possono affrontare in casa;
l’utilizzo dei fuochi artificiali a norma ed in sicurezza.
Articolo di Di Ruocco Serena – Volontaria
Siamo ormai agli inizi di Settembre e come ogni anno la scuola sta per ricominciare. I bambini ed i ragazzi passeranno le mattinate fra i banchi di scuola e lontani dai genitori. Come è giusto che sia spetta anche ai genitori (oltre che agli insegnanti) spiegare ai figli le norme di sicurezza da tenere in classe in caso di calamità naturali o incidenti. Andiamo a vedere le norme generali, ricordandoci però che ogni scuola ha spesso un’organizzazione interna che può differire leggermente dalle norme che vi stiamo spiegando noi, quindi è bene informarsi anche presso la propria scuola.
In caso di terremoto
Appena si avverte la scossa di terremoto, proteggersi immediatamente sotto ai banchi se si è in classe, oppure in prossimità di strutture portanti come colonne o travi se si è fuori dalla classe. Se si è in vicinanza della porta della classe, e si ha la possibilità, aprire la porta, che potrebbe altrimenti incastrarsi.
Al termine della scossa, insieme al proprio insegnante, dirigersi in fila indiana verso l’uscita di emergenza più vicina o verso la scala di sicurezza più vicina. La fila inizierà con l’aprifila (di solito il più vicino alla porta) e si concluderà con il chiudifila (di solito il più lontano dalla porta) che, abbandonando per ultimo la classe, può controllare se vi sono compagni feriti che hanno bisogno di un aiuto e dopo di che chiudere la porta se la classe è vuota.
Raggiunta l’area sicura (punti di raccolta) esterna alla scuola, l’insegnante provvederà ad effettuare l’appello e qui attendere i soccorsi esterni.
In caso di incendio
Se l’incendio si è sviluppato all’interno della classe, abbandonare la classe chiudendo la porta per evitare che l’incendio si propaghi.
Se invece l’incendio si è sviluppato all’esterno, ma è impossibile uscire per il troppo fumo, chiudere bene la porta cercando di sigillare il più possibile le fessure evitando di far entrare il fumo. E’ consigliabile anche non aprire la finestra, in quando il fumo entrerebbe dalla porta più velocemente. Attendere quindi l’arrivo dei soccorsi.
In linea generale possiamo dire che per qualsiasi allarme è bene sempre mantenere la calma ed attuare le norme dell’aprifila e chiudifila per uscire dalla classe e raggiungere i punti di raccolta. Durante l’evacuazione bisogna lasciar perdere oggetti personali, non bisogna correre o gridare.
Se però il pericolo non è ancora cessato, è bene attuare le norme spiegate precedentemente, trovando un posto sicuro e se il pericolo non cessa, attendere i soccorsi.
Articolo di Conte Mario Antonio – Volontario
L’impronta ecologica rappresenta l’area totale di ecosistemi terresti ed acquatici richiesta per produrre le risorse che una determinata popolazione umana (un individuo, una famiglia, una comunità, una regione, ecc) consuma per assimilare i rifiuti che la stessa popolazione produce. E se lo spazio bioproduttivo richiesto é maggiore di quello disponibile, possiamo ragionevolmente affermare che il tasso dei consumi non è sostenibile.
L’analisi capovolge completamente la domanda tradizionale, così che invece di chiedersi “quante persone può sopportare la terra?”, il metodo del calcolo dell’impronta ecologica trasforma la domanda in “quanta terra ciascuna persona richiede per essere supportata?“.
L’impronta ecologica è data dalla somma di sei diverse componenti: la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti, l’area di pascolo necessaria per produrre i prodotti di origine animale, la superficie di foreste necessaria per produrre legname e carta, la superficie marina necessaria per produrre pesci, la superficie di terra necessaria per ospitare infrastrutture edilizie e la superficie forestale necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica risultanti dal consumo energetico dell’individuo stesso. Questa é normalmente calcolata in ettari pro capite.
Le diverse nazioni, però, contribuiscono in modo diseguale all’impatto: i paesi più ricchi hanno un consumo di risorse ed una produzione di rifiuti pro capite molto più elevata di quella dei paesi poveri.
Essendo il capitale naturale il nostro bene comune é indispensabile riorganizzare i livelli di redistribuzione, secondo un principio di equità.
Per esempio, dalle ultime statistiche rilevate, l’Italia ha un impronta ecologica di 2.6 pianeti terra, più del Brasile che impatta per 1.8 pianeti, ma meno dell’Australia che impatta quanto 5.2 pianeti.
Il WWF Svizzera, ha messo a disposizione un calcolatore automatico di impronta ecologica per singolo individuo e/o famiglia, lasciando alcuni consigli per ridurre l’impatto sull’ecosistema e fare scelte di vita più sostenibili.
E tu, quanto impatti? Faccelo sapere nei commenti dopo aver svolto il test:
https://www.wwf.ch/it/vivere-sostenibile/calcolatore-dell-impronta-ecologica
Articolo di Emilia Esposito – Volontaria
Con l’arrivo del caldo estivo e il conseguente utilizzo dei sistemi di raffreddamento come ad esempio i condizionatori, è molto importante contrastare il dispendio di energia elettrica per ridurre al minimo le emissioni di CO2 nell’atmosfera.
ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) spiega praticamente come si può risparmiare sulle bollette, salvaguardare l’ambiente e contribuire a ridurre la dipendenza dal gas metano anche utilizzando i condizionatori nei mesi estivi.
Di seguito gli accorgimenti utili alla causa:
1. Non raffreddare troppo l’ambiente e attenzione all’umidità
Il più delle volte, due o tre gradi in meno rispetto alla temperatura esterna sono già sufficienti. Inoltre, per scongiurare la sensazione di caldo opprimente, spesso può bastare l’attivazione della funzione “deumidificazione”, in quanto l’umidità presente nell’aria fa percepire una temperatura ben più elevata di quella reale.
2. Chiudere le persiane durante le ore più calde
È abitudine comune lasciare le persiane aperte anche quando non si è in casa, permettendo al calore di entrare attraverso gli infissi. Attivando il climatizzatore al rientro in casa, questo si trova a dover soddisfare un elevato fabbisogno di energia per raffrescare gli ambienti. Chiudere le persiane, abbassare le tapparelle o comunque schermare i serramenti nelle ore centrali delle giornate estive consente di ridurre gli apporti solari in ingresso all’abitazione e, conseguentemente, l’energia richiesta dai climatizzatori.
3. Usare il timer e la funzione ‘notte’
Grazie a queste funzioni è possibile ridurre al minimo il tempo di accensione dell’apparecchio e aumentare il comfort. Inoltre, consentono di accendere e spegnere il climatizzatore anche a distanza e di tenerlo in funzione per il solo periodo di tempo in cui se ne ha realmente bisogno. La funzione “notte” o “sleep” regola, nelle ore notturne, la temperatura ambiente in modo da rispondere alla variazione della temperatura corporea.
4. Attenzione alla pulizia e alla corretta manutenzione
I filtri dell’aria e le ventole devono essere ripuliti alla prima accensione stagionale e almeno ogni due settimane, perché si tratta del luogo dove più di frequente si annidano muffe e batteri dannosi per la salute, tra i quali il batterio della legionella che può essere mortale.
5. Sostituire le lampadine incandescenti
Gli apporti di calore dovuti all’illuminazione sono una parte non trascurabile del carico termico all’interno delle abitazioni. Il carico termico interno può essere ridotto sostituendo le lampadine esistenti con altre a tipologia a LED. Le luci a LED consumano infatti molta meno energia rispetto all’illuminazione a incandescenza e producono un calore minimo, riducendo il fabbisogno per raffrescamento.
Articolo di Matteo Annunziato – Volontario