Da alcune settimane è online una nuova piattaforma del Dipartimento della Protezione Civile #Offroaiuto con lo scopo di promuovere aiuti per l’Ucraina da parte di cittadini, Enti del terzo settore e aziende.
La principale tipologia di aiuto riguarda soprattutto la messa a disposizione di posti letto e/o abitazioni, disponibilità per interpretariato, mediazione culturale, supporto psicologico e altro. In particolar modo, per le aziende e per gli enti del terzo settore, è possibile anche donare beni di prima necessità come prodotti elettronici, abbigliamento, prodotti per l’infanzia, ecc.
Per chi volesse, basta accedere a offroaiuto-emergenzaucraina.protezionecivile.gov.it, selezionare il tipo di donazione che si vuole fare, compilare il modulo e confermare tramite cellulare.
Con i recenti avvenimenti delle ultime tre settimane e dopo l’approvazione da parte del governo italiano del nuovo decreto legge che ha introdotto “ulteriori misure urgenti in relazione agli sviluppi della crisi in Ucraina”, per garantire sostegno ed assistenza non solo sul piano della concessione di materiali e forniture, ma anche a livello prettamente umanitario, si è proceduto all’avvio del piano per l’accoglienza ai profughi in fuga dalla zona di guerra.
Difatti questi ultimi sono stati i giorni dei primi arrivi in particolare al Sud Italia, ed in Campania, dove ne sono giunti la maggior parte (circa 2000).
La regione Campania, quale hub di prima accoglienza, ha messo a disposizione il Covid Residence dell’Ospedale del Mare che dispone di numerosi posti, immediatamente occupabili subito dopo i dovuti controlli ed accertamenti sanitari, effettuati a cura dell’ASL Napoli 1. Altri invece sono stati ospitati nei centri di assistenza straordinari (CAS) fra cui la struttura comunale di Marechiaro a Napoli.
Al termine di un viaggio durato almeno 3 giorni per coloro che hanno dovuto raggiungere la frontiera della Polonia da diverse località ucraine, anche a Salerno è infine giunto, presso Piazza della Concordia, un pullman con a bordo 35 passeggeri, soltanto donne e bambini, poichè diverso è il discorso per gli uomini, cui la Legge Marziale impone, per coloro fra i 18 ed i 60 anni di età, di imbracciare le armi e di combattere contro l’invasore Russo.
Si è trattato del primo trasferimento ufficiale con destinazione Salerno di profughi provenienti dalle città assediate dai bombardamenti.
Per tutti i rifugiati ucraini in arrivo nel nostro Paese, il Dipartimento Protezione Civile in collaborazione con il Ministero dell’Interno, ha pubblicato il documento “Benvenuto in Italia”, consultabile in tre lingue: italiano, ucraino ed inglese.
In questo modulo vengono riportate diverse informazioni utili, come ad esempio di rivolgersi agli uffici della Prefettura delle città di arrivo qualora non si sia ancora trovato un alloggio, per poter essere inseriti in una struttura d’accoglienza; di recarsi presso la Questura-Ufficio immigrazione per regolarizzare la propria posizione sul suolo italiano, nel caso in cui la permanenza durasse oltre i 90 giorni.
Vengono inoltre ricordati gli obblighi da rispettare in Italia, ad esempio entro 48 ore dall’arrivo sul territorio italiano, effettuare un test molecolare o antigenico per il Covid; e nei 5 giorni successivi effettuare la vaccinazione obbligatoria,anche per il conferimento di un valido Green Pass. Verranno offerte anche le vaccinazioni per difterite, tetano, pertosse e poliomielite.
Nella stessa scheda vengono anche forniti tutti i numeri utili, come quelli regionali per l’emergenza covid, ed il numero nazionale 1500.
De Luca, nella sua diretta social del venerdì ha infatti rimesso in campo l’Unità di Crisi attiva durante il periodo pandemico, e ha sottolineato l’importanza della vaccinazione anti covid da somministrare anche ai profughi accolti verso le varie strutture, affinché non si diffondano nuovi focolai.
Articolo di Annunziato Matteo e Casaburi Valeria – Volontari
Durante questo periodo sentiamo spesso che i vari aiuti (intesi come medicinali e materiale per la prima assistenza alla popolazione) per la guerra in Ucraina, inviati dalle diverse regioni italiane al dipartimento, vengono poi rispediti al centro logistico del Meccanismo Europeo.
Ma cos’è questo Meccanismo Europeo di Protezione Civile?
In poche parole è un “ente” che coordina le varie risorse di protezione civile su scala europea. In buona sostanza, tutti i Paesi che ne fanno parte mettono a disposizione le proprie risorse per aiutare un altro Paese (anche non facente parte del Meccanismo Europeo) nel corso di un’emergenza, permettendogli di fronteggiarla al meglio e senza però, cosa importante, sostituirsi completamente al Paese colpito.
Il Meccanismo Europeo, nato verso la fine degli anni 90, è stato attivato in numerosi casi, anche al di fuori dell’Unione Europea, come gli attentati dell’11 Settembre, i numerosi uragani negli Stati Uniti e diversi terremoti in paese extra UE.
L’importanza del Meccanismo la si può percepire anche guardando agli eventi dell’ultima estate, quando si è attivato per l’organizzazione di una lotta antincendio boschiva in tutta la zona Europea, compresa l’Italia. Diversi Canadar ed elicotteri messi a disposizione dagli stati membri del Meccanismo ed inviati in paesi facenti parte dell’UE ed extra UE come la Turchia, Albania e Macedonia del Nord.
Purtroppo però il Meccanismo Europeo è stato riattivato poco prima dell’invasione Russa in Ucraina. Proprio l’Ucraina è stata previdente, chiedendo aiuto in anticipo ed inviando la richiesta di assistenza al Meccanismo Europeo, che si è immediatamente attivato con l’invio di forniture essenziali come: mascherine, guanti, medicinali vari, tende, coperte, gruppi elettrogeni, ecc. Una lunga lista di materiali e beni per la prima assistenza alla popolazione che però danno l’idea di come il Meccanismo Europeo decide di muoversi ogni volta. Anche l’Italia ovviamente non ha fatto mancare il suo apporto, con l’invio di 200 tende e numerosi pallet di medicinali e prodotti elettromedicali al centro logistico del Meccanismo in Polonia.
L’unica nostra speranza è che l’invio di materiali e beni non sia più necessario, auspicandoci la fine della guerra.
Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario
Quando ci chiedono cos’è la protezione civile, rispondiamo che la protezione civile è articolata in quattro grandi categorie: previsione del rischio, prevenzione, soccorso e ripristino della normalità. Ed è così, la protezione civile insieme ad altri enti studia i fenomeni naturali, il modo migliore per prevenirli, è sempre pronta lì per fronteggiare le emergenze e si impegna immensamente per far sì che coloro che sono stati colpiti da una calamità, possano tornare il prima possibile alla loro quotidianità. Questo è quello che, nel bene o nel male, si vede al telegiornale. Ma la protezione civile ha tanti altri ruoli nella comunità, e purtroppo questo non ce lo insegnano i libri, non ce lo dicono in televisione, ma bisogna viverlo in prima persona.
Ogni anno, ai campiscuola organizzati dalla nostra associazione, chiediamo ai giovani partecipanti cos’è per loro la protezione civile, e le frasi che escono fuori ci stupiscono ogni volta di più. Al mio primo camposcuola da partecipante, per esempio, ricordo di aver sicuramente risposto che per me la protezione civile era un’opportunità per fare nuove amicizie, per imparare cose nuove, per stare a contatto con la natura, per vivere l’esperienza di dormire in tenda.
Oggi, dopo quattordici anni di volontariato, se mi dovessero chiedere “Emilia, cos’è per te la protezione civile?” senza pensarci troppo risponderei “Per me la protezione civile è famiglia.”
Vedo famiglia nell’impegno di chi, ogni anno, è lì presente in associazione con tutte le sue forze a dare il proprio contributo per la realizzazione del campo. La vedo in noi volontari più giovani che abbiamo cominciato bambini e abbiamo scelto di crescere insieme e portare avanti questo progetto. La vedo in quelli più anziani che ci trasmettono ogni giorno la passione e che, nonostante gli altri mille impegni, restano il collante dell’associazione. La vedo nei ragazzini che scelgono di tornare ai campi l’estate successiva, perché mi ricordano me. L’ho vista negli occhi stanchi dei volontari a fine turno quando siamo stati in emergenza per il sisma al Centro Italia. L’ho vista nelle persone che si sono affidate a noi, che si sono sentite a “casa” pur non avendone più una.
Per cui, per questo nuovo anno mi sento di fare un augurio a tutti noi volontari: non smettiamo mai di fare del bene. Facciamo in modo che questo fuoco non si spenga mai. Portiamo avanti la gentilezza, l’amore, l’empatia, perché mai come oggi, il mondo ha bisogno di questo.
E per chi ne avesse voglia, non è mai troppo tardi per dedicarsi al volontariato: prendersi cura degli altri per capire che, in realtà, ci stiamo prendendo cura di noi stessi. Quale miglior proposito per questo nuovo anno?
Vi aspettiamo numerosi.
Emilia Esposito – Volontaria