Quando parliamo di rischio va considerata anche la sua possibilità o potenzialità perché non si ha la certezza che un fenomeno accada, né che abbia una certa intensità o che provochi determinate conseguenze.
Per questo motivo il sistema di Protezione Civile considera tra i rischi anche quelli derivanti da eventi di origine antropica.
Per valutare concretamente un rischio, non è sufficiente conoscerne la pericolosità, occorre anche stimare attentamente l’esposizione, cioè le vite e i beni presenti sul territorio che possono essere coinvolti da un evento e la loro vulnerabilità rispetto agli eventi presi in considerazione.
A volte ci troviamo di fronte a delle situazioni di rischio altamente improbabili o del tutto impensabili, come il verificarsi di emergenze in zone del pianeta in cui la resilienza della popolazione è fortemente ridotta a causa della presenza di conflitti o instabilità politico-militari.
Questo aspetto interessa appunto il Meccanismo Europeo di Protezione Civile. In particolare, dopo l’evento definito “black swan” relativo agli attacchi alle Torri Gemelle dell’ 11 settembre 2001, il Ministero dell’ Interno ha elaborato diverse strategie di prevenzione e pianificazione di interventi per garantire un soccorso efficace. Numerose sono state nelle ultime settimane le notizie riguardo ad un possibile utilizzo di pratiche non convenzionali nel conflitto fra Ucraina e Russia, o le preoccupazioni per la stabilità della centrale nucleare presente a Zaporizhzhia. Al di là di questo, è importante sapere che in caso di rischio nucleare, ed altri casi connessi a questi attacchi di tipo “non convenzionale”, intervengono dei nuclei di soccorso specifici.
Sono i nuclei NBCR, presenti ad oggi su tutto il nostro territorio nazionale.
Ma cosa significa NBCR? Chi sono? Che cosa fanno?
Innanzitutto il termine NBCR è acronimo di Nucleare – Biologico – Chimico – Radiologico. Ne fa parte un gruppo specializzato di Vigili del fuoco, chiamato ad intervenire in caso di situazioni eccezionali e nelle condizioni più difficili a causa della presenza di sostanze potenzialmente pericolose per la pubblica incolumità (ad esempio contaminazione da radiazioni nucleari, attentati con armi non convenzionali, rilasci di sostanze pericolose come gas o carburanti a seguito di incidenti).
Come entrano in azione?
Gli specialisti del nucleo NBCR vengono impiegati a seguito del verificarsi di crisi che comportano il rilascio in aria di agenti chimici, biologici, nucleari o esplosivi che sono dannosi per l’uomo. Gli operatori sono equipaggiati con particolari tute scafandrate per la protezione personale, dotate di auto protettori che consentono la respirazione anche in ambienti contaminati. Hanno in dotazione:
-maschere antigas;
-rilevatori di sostanze pericolose, strumenti PID-MIS;
-sensori elettrochimici;
-particolari mezzi come l’IVECO-ONE, un’unità mobile progettata proprio per la rilevazione di agenti chimici e nucleari, per la decontaminazione di persone, veicoli e terreno, nonché per il recupero delle sostanze pericolose.
Durante il loro intervento sul territorio provvedono al salvataggio delle persone ed alla divisione in zone di pericolo dell’aria che viene chiamato tecnicamente “zoning”. Si va ad identificare un’area rossa, più contaminata e a maggior rischio, un’area arancione di transizione, e infine un’area verde di decontaminazione e da dove vengono condotte le operazioni.
Periodicamente vengono effettuati addestramenti tenendo conto dei diversi scenari, come ad esempio il recente programma di formazione ed esercitazione RESIST, ideato per rafforzare la capacità di intervento degli operatori di infrastrutture critiche in caso di emergenze NBCR. Un’infrastruttura può essere una linea di trasporto, un impianto di generazione di energia, una linea che gestisce comunicazioni, un ospedale. Innovativa è stata l’attivazione di un drone, ancora in fase sperimentale, integrato con sensori radiologici, i cui dati venivano trasmessi in tempo reale alla sala d’emergenza.
L’obiettivo di queste esercitazioni è dunque la consapevolezza che è necessario sempre operare in tre direzioni: preparazione, prevenzione e protezione.
Articolo di Valeria Casaburi – Volontaria
Da alcune settimane è online una nuova piattaforma del Dipartimento della Protezione Civile #Offroaiuto con lo scopo di promuovere aiuti per l’Ucraina da parte di cittadini, Enti del terzo settore e aziende.
La principale tipologia di aiuto riguarda soprattutto la messa a disposizione di posti letto e/o abitazioni, disponibilità per interpretariato, mediazione culturale, supporto psicologico e altro. In particolar modo, per le aziende e per gli enti del terzo settore, è possibile anche donare beni di prima necessità come prodotti elettronici, abbigliamento, prodotti per l’infanzia, ecc.
Per chi volesse, basta accedere a offroaiuto-emergenzaucraina.protezionecivile.gov.it, selezionare il tipo di donazione che si vuole fare, compilare il modulo e confermare tramite cellulare.
Alcuni giorni fa è stato emanato il nuovo decreto Covid, che rispetto a quelli precedenti ha dato ampio spazio alla rimodulazione del green pass, modificando/eliminando quasi tutte le restrizioni presenti fino ad oggi, già dal 1 Aprile. Dal giorno indicato, infatti:
- Terminerà la suddivisione delle Regioni in colori (giallo, arancione e rosso);
- Per i lavoratori over 50 basterà il green pass base, quindi non sarà più necessario il super green pass;
- Non ci saranno più le quarantene da contatto. Sarà in isolamento solo chi risulterà positivo al Covid;
- Non sarà più richiesto il green pass nei bar e nei ristoranti all’aperto.
Inoltre, dal 1 Maggio:
- Rimane l’obbligo del green pass solo per gli ospedali;
- Non sarà più obbligatorio indossare la mascherina (anche nei luoghi chiusi).
Quando abbiamo sentito per la prima volta parlare di Covid, due anni fa, pensavamo che l’emergenza si risolvesse in poche settimane, che poi son diventati mesi, e poi anni.
Sono state tante le cose che ci son mancate, basti pensare a quelle piccole azioni quotidiane a cui prima non davamo peso, che poi si sono rivelate speciali per noi, come un abbraccio, una passeggiata al parco, un caffè con un amico.
Fortunatamente, anche grazie alle vaccinazioni di massa, siamo riusciti a trovare un compromesso, conquistando un ritorno alla normalità di cui tutti avevamo bisogno.
E se il 2021, insieme al 2020, sono stati gli anni della distanza, ci auguriamo che il 2022 possa essere l’anno dell’empatia, della solidarietà e della gentilezza.
Articolo di Esposito Emilia – Volontaria
Con i recenti avvenimenti delle ultime tre settimane e dopo l’approvazione da parte del governo italiano del nuovo decreto legge che ha introdotto “ulteriori misure urgenti in relazione agli sviluppi della crisi in Ucraina”, per garantire sostegno ed assistenza non solo sul piano della concessione di materiali e forniture, ma anche a livello prettamente umanitario, si è proceduto all’avvio del piano per l’accoglienza ai profughi in fuga dalla zona di guerra.
Difatti questi ultimi sono stati i giorni dei primi arrivi in particolare al Sud Italia, ed in Campania, dove ne sono giunti la maggior parte (circa 2000).
La regione Campania, quale hub di prima accoglienza, ha messo a disposizione il Covid Residence dell’Ospedale del Mare che dispone di numerosi posti, immediatamente occupabili subito dopo i dovuti controlli ed accertamenti sanitari, effettuati a cura dell’ASL Napoli 1. Altri invece sono stati ospitati nei centri di assistenza straordinari (CAS) fra cui la struttura comunale di Marechiaro a Napoli.
Al termine di un viaggio durato almeno 3 giorni per coloro che hanno dovuto raggiungere la frontiera della Polonia da diverse località ucraine, anche a Salerno è infine giunto, presso Piazza della Concordia, un pullman con a bordo 35 passeggeri, soltanto donne e bambini, poichè diverso è il discorso per gli uomini, cui la Legge Marziale impone, per coloro fra i 18 ed i 60 anni di età, di imbracciare le armi e di combattere contro l’invasore Russo.
Si è trattato del primo trasferimento ufficiale con destinazione Salerno di profughi provenienti dalle città assediate dai bombardamenti.
Per tutti i rifugiati ucraini in arrivo nel nostro Paese, il Dipartimento Protezione Civile in collaborazione con il Ministero dell’Interno, ha pubblicato il documento “Benvenuto in Italia”, consultabile in tre lingue: italiano, ucraino ed inglese.
In questo modulo vengono riportate diverse informazioni utili, come ad esempio di rivolgersi agli uffici della Prefettura delle città di arrivo qualora non si sia ancora trovato un alloggio, per poter essere inseriti in una struttura d’accoglienza; di recarsi presso la Questura-Ufficio immigrazione per regolarizzare la propria posizione sul suolo italiano, nel caso in cui la permanenza durasse oltre i 90 giorni.
Vengono inoltre ricordati gli obblighi da rispettare in Italia, ad esempio entro 48 ore dall’arrivo sul territorio italiano, effettuare un test molecolare o antigenico per il Covid; e nei 5 giorni successivi effettuare la vaccinazione obbligatoria,anche per il conferimento di un valido Green Pass. Verranno offerte anche le vaccinazioni per difterite, tetano, pertosse e poliomielite.
Nella stessa scheda vengono anche forniti tutti i numeri utili, come quelli regionali per l’emergenza covid, ed il numero nazionale 1500.
De Luca, nella sua diretta social del venerdì ha infatti rimesso in campo l’Unità di Crisi attiva durante il periodo pandemico, e ha sottolineato l’importanza della vaccinazione anti covid da somministrare anche ai profughi accolti verso le varie strutture, affinché non si diffondano nuovi focolai.
Articolo di Annunziato Matteo e Casaburi Valeria – Volontari
Il piano pandemico è un documento che raggruppa tutte le attività necessarie per ridurre il rischio provocato da malattie infettive, rappresentando una specie di promemoria delle principali azioni da intraprendere per prepararsi correttamente ad un’eventuale pandemia (prevenirla, identificarla e monitorarla).
L’obiettivo principale, ovviamente, è quello di tutelare la popolazione per ridurre il numero delle vittime, diminuire il più possibile l’impatto della pandemia sulla sanità in modo da garantire i servizi essenziali e garantire il continuo funzionamento dell’economia e della società.
Esso è generalmente suddiviso in quattro fasi che individuano i diversi livelli di progressione della pandemia:
Fase interpandemica: periodo che passa tra due pandemie influenzali, in cui deve mettersi in atto una normale attività di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza e delle sindromi simili all’influenza.
Fase di allerta: quando l’influenza è identificata nell’uomo. Aumentano la sorveglianza e la valutazione del rischio locale e nazionale.
Fase pandemica: è quella in cui l’influenza si diffonde globalmente. Si può raggiungere questa fase molto rapidamente o in modo graduale. A stabilirlo sono i dati virologici, epidemiologici e clinici.
Fase di transizione: quando il rischio diminuisce e si tende a ridurre le attività di risposta alla pandemia e si cambia strategia, spostando l’attenzione verso azioni di recupero.
L’anno scorso, in questo periodo, è stato approvato il piano pandemico 2021-23. Trovandoci nel mezzo della fase pandemica, maggiore importanza è stata data alla gestione di quest’ultima. Tra i punti-chiave rientrano:
- Mascherine sempre disponibili per tutti, cittadini e lavoratori
- Formazione continua degli operatori sanitari
- Assicurare una produzione tempestiva di Dpi (dispositivi di protezione individuali)
- Assicurare un aumento tempestivo dei posti letto nelle terapie intensive durante la crisi
- Riserve di vaccini e farmaci antinfluenzali a livello nazionale
Quando la pandemia sarà all’ultima fase (di transizione), maggiore importanza sarà data invece alle attività di ripristino della quotidianità, tenendo sempre conto di eventuali nuove ondate da fronteggiare.
Articolo di Esposito Emilia – Volontaria