NUOVO DECRETO COVID: LA FINE DELLE RESTRIZIONI


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Alcuni giorni fa è stato emanato il nuovo decreto Covid, che rispetto a quelli precedenti ha dato ampio spazio alla rimodulazione del green pass, modificando/eliminando quasi tutte le restrizioni presenti fino ad oggi, già dal 1 Aprile. Dal giorno indicato, infatti:

  • Terminerà la suddivisione delle Regioni in colori (giallo, arancione e rosso);
  • Per i lavoratori over 50 basterà il green pass base, quindi non sarà più necessario il super green pass;
  • Non ci saranno più le quarantene da contatto. Sarà in isolamento solo chi risulterà positivo al Covid;
  • Non sarà più richiesto il green pass nei bar e nei ristoranti all’aperto.

Inoltre, dal 1 Maggio:

  • Rimane l’obbligo del green pass solo per gli ospedali;
  • Non sarà più obbligatorio indossare la mascherina (anche nei luoghi chiusi).

Quando abbiamo sentito per la prima volta parlare di Covid, due anni fa, pensavamo che l’emergenza si risolvesse in poche settimane, che poi son diventati mesi, e poi anni.

Sono state tante le cose che ci son mancate, basti pensare a quelle piccole azioni quotidiane a cui prima non davamo peso, che poi si sono rivelate speciali per noi, come un abbraccio, una passeggiata al parco, un caffè con un amico.

Fortunatamente, anche grazie alle vaccinazioni di massa, siamo riusciti a trovare un compromesso, conquistando un ritorno alla normalità di cui tutti avevamo bisogno.

E se il 2021, insieme al 2020, sono stati gli anni della distanza, ci auguriamo che il 2022 possa essere l’anno dell’empatia, della solidarietà e della gentilezza.

Articolo di Esposito Emilia – Volontaria

L’ARRIVO DEI RIFUGIATI IN ITALIA


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Con i recenti avvenimenti delle ultime tre settimane e dopo l’approvazione da parte del governo italiano del nuovo decreto legge che ha introdotto “ulteriori misure urgenti in relazione agli sviluppi della crisi in Ucraina”, per garantire sostegno ed assistenza non solo sul piano della concessione di materiali e forniture, ma anche a livello prettamente umanitario, si è proceduto all’avvio del piano per l’accoglienza ai profughi in fuga dalla zona di guerra.
Difatti questi ultimi sono stati i giorni dei primi arrivi in particolare al Sud Italia, ed in Campania, dove ne sono giunti la maggior parte (circa 2000).

La regione Campania, quale hub di prima accoglienza, ha messo a disposizione il Covid Residence dell’Ospedale del Mare che dispone di numerosi posti, immediatamente occupabili subito dopo i dovuti controlli ed accertamenti sanitari, effettuati a cura dell’ASL Napoli 1. Altri invece sono stati ospitati nei centri di assistenza straordinari (CAS) fra cui la struttura comunale di Marechiaro a Napoli.

Al termine di un viaggio durato almeno 3 giorni per coloro che hanno dovuto raggiungere la frontiera della Polonia da diverse località ucraine, anche a Salerno è infine giunto, presso Piazza della Concordia, un pullman con a bordo 35 passeggeri, soltanto donne e bambini, poichè diverso è il discorso per gli uomini, cui la Legge Marziale impone, per coloro fra i 18 ed i 60 anni di età, di imbracciare le armi e di combattere contro l’invasore Russo.

Si è trattato del primo trasferimento ufficiale con destinazione Salerno di profughi provenienti dalle città assediate dai bombardamenti.

Per tutti i rifugiati ucraini in arrivo nel nostro Paese, il Dipartimento Protezione Civile in collaborazione con il Ministero dell’Interno, ha pubblicato il documento “Benvenuto in Italia”, consultabile in tre lingue: italiano, ucraino ed inglese.
In questo modulo vengono riportate diverse informazioni utili, come ad esempio di rivolgersi agli uffici della Prefettura delle città di arrivo qualora non si sia ancora trovato un alloggio, per poter essere inseriti in una struttura d’accoglienza; di recarsi presso la Questura-Ufficio immigrazione per regolarizzare la propria posizione sul suolo italiano, nel caso in cui la permanenza durasse oltre i 90 giorni.
Vengono inoltre ricordati gli obblighi da rispettare in Italia, ad esempio entro 48 ore dall’arrivo sul territorio italiano, effettuare un test molecolare o antigenico per il Covid; e nei 5 giorni successivi effettuare la vaccinazione obbligatoria,anche per il conferimento di un valido Green Pass. Verranno offerte anche le vaccinazioni per difterite, tetano, pertosse e poliomielite.

Nella stessa scheda vengono anche forniti tutti i numeri utili, come quelli regionali per l’emergenza covid, ed il numero nazionale 1500.

De Luca, nella sua diretta social del venerdì ha infatti rimesso in campo l’Unità di Crisi attiva durante il periodo pandemico, e ha sottolineato l’importanza della vaccinazione anti covid da somministrare anche ai profughi accolti verso le varie strutture, affinché non si diffondano nuovi focolai.

Articolo di Annunziato Matteo e Casaburi Valeria – Volontari

IL MECCANISMO EUROPEO DI PROTEZIONE CIVILE E GLI AIUTI IN UCRAINA


Europa Ucraina

Durante questo periodo sentiamo spesso che i vari aiuti (intesi come medicinali e materiale per la prima assistenza alla popolazione) per la guerra in Ucraina, inviati dalle diverse regioni italiane al dipartimento, vengono poi rispediti al centro logistico del Meccanismo Europeo.

Ma cos’è questo Meccanismo Europeo di Protezione Civile?
In poche parole è un “ente” che coordina le varie risorse di protezione civile su scala europea. In buona sostanza, tutti i Paesi che ne fanno parte mettono a disposizione le proprie risorse per aiutare un altro Paese (anche non facente parte del Meccanismo Europeo) nel corso di un’emergenza, permettendogli di fronteggiarla al meglio e senza però, cosa importante, sostituirsi completamente al Paese colpito.
Il Meccanismo Europeo, nato verso la fine degli anni 90, è stato attivato in numerosi casi, anche al di fuori dell’Unione Europea, come gli attentati dell’11 Settembre, i numerosi uragani negli Stati Uniti e diversi terremoti in paese extra UE.

L’importanza del Meccanismo la si può percepire anche guardando agli eventi dell’ultima estate, quando si è attivato per l’organizzazione di una lotta antincendio boschiva in tutta la zona Europea, compresa l’Italia. Diversi Canadar ed elicotteri messi a disposizione dagli stati membri del Meccanismo ed inviati in paesi facenti parte dell’UE ed extra UE come la Turchia, Albania e Macedonia del Nord.

Purtroppo però il Meccanismo Europeo è stato riattivato poco prima dell’invasione Russa in Ucraina. Proprio l’Ucraina è stata previdente, chiedendo aiuto in anticipo ed inviando la richiesta di assistenza al Meccanismo Europeo, che si è immediatamente attivato con l’invio di forniture essenziali come: mascherine, guanti, medicinali vari, tende, coperte, gruppi elettrogeni, ecc. Una lunga lista di materiali e beni per la prima assistenza alla popolazione che però danno l’idea di come il Meccanismo Europeo decide di muoversi ogni volta. Anche l’Italia ovviamente non ha fatto mancare il suo apporto, con l’invio di 200 tende e numerosi pallet di medicinali e prodotti elettromedicali al centro logistico del Meccanismo in Polonia.

L’unica nostra speranza è che l’invio di materiali e beni non sia più necessario, auspicandoci la fine della guerra.

Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario

SICCITA’ INVERNALE


Fiume Po

Sembra incredibile, ma anche nel ultimo periodo ci troviamo a sentire di siccità e di incendi, eppure ci troviamo in pieno periodo invernale.

Stranamente è così, ci troviamo a fronteggiare un inverno al quanto diverso, poiché stanno mancando le piogge invernali, soprattutto al nord, con il Po che si ritrova ad avere una portata quasi dimezzata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma non solo i fiumi, ma anche i laghi, quello Maggiore e quello di Como che si ritrovano al di sotto delle medie storiche di questo periodo.
Tutti questi sono effetti di un andamento climatico anomalo, in cui ci ritroviamo giornate senza pioggia e altre in cui la pioggia viene giù tutta in pochissime ore.

La mancanza di pioggia e venti, unita a temperature miti, così come capita nel periodo estivo, sta favorendo altri due fattori che ci ritroviamo a combattere, l’inquinamento delle città e gli incendi.
Come capita in periodi di siccità e scarsi venti, le grandi città si ritrovano a soffrire del forte inquinamento dell’aria, dovuto alla forte presenza delle polveri sottili. Ma non solo, la Lombardia in pieno inverno si ritrova ad affrontare una ridotta emergenza incendi, con la media di 3 incendi per ogni 24 ore, incendi che hanno coinvolto boschi e pascoli.

Insomma un periodo invernale al quanto strano, che va a sottolineare quanto il nostro pianeta sta cambiando, con temperature più alte rispetto alla media stagionale (altro esempio sono lo scioglimento dei ghiacciai e diverse valanghe anomale) e siccità fuori dal normale. Ancora una volta ci troviamo ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico.

Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario

PIANO PANDEMICO: cos’è e cosa prevede


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Il piano pandemico è un documento che raggruppa tutte le attività necessarie per ridurre il rischio provocato da malattie infettive, rappresentando una specie di promemoria delle principali azioni da intraprendere per prepararsi correttamente ad un’eventuale pandemia (prevenirla, identificarla e monitorarla).

L’obiettivo principale, ovviamente, è quello di tutelare la popolazione per ridurre il numero delle vittime, diminuire il più possibile l’impatto della pandemia sulla sanità in modo da garantire i servizi essenziali e garantire il continuo funzionamento dell’economia e della società.

Esso è generalmente suddiviso in quattro fasi che individuano i diversi livelli di progressione della pandemia:

Fase interpandemica: periodo che passa tra due pandemie influenzali, in cui deve mettersi in atto una normale attività di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza e delle sindromi simili all’influenza.

Fase di allerta: quando l’influenza è identificata nell’uomo. Aumentano la sorveglianza e la valutazione del rischio locale e nazionale.

Fase pandemica: è quella in cui l’influenza si diffonde globalmente. Si può raggiungere questa fase molto rapidamente o in modo graduale. A stabilirlo sono i dati virologici, epidemiologici e clinici.

Fase di transizione: quando il rischio diminuisce e si tende a ridurre le attività di risposta alla pandemia e si cambia strategia, spostando l’attenzione verso azioni di recupero.

L’anno scorso, in questo periodo, è stato approvato il piano pandemico 2021-23. Trovandoci nel mezzo della fase pandemica, maggiore importanza è stata data alla gestione di quest’ultima. Tra i punti-chiave rientrano:

  • Mascherine sempre disponibili per tutti, cittadini e lavoratori
  • Formazione continua degli operatori sanitari
  • Assicurare una produzione tempestiva di Dpi (dispositivi di protezione individuali)
  • Assicurare un aumento tempestivo dei posti letto nelle terapie intensive durante la crisi
  • Riserve di vaccini e farmaci antinfluenzali a livello nazionale

Quando la pandemia sarà all’ultima fase (di transizione), maggiore importanza sarà data invece alle attività di ripristino della quotidianità, tenendo sempre conto di eventuali nuove ondate da fronteggiare.

Articolo di Esposito Emilia – Volontaria