Sentirsi al sicuro è un bisogno collettivo di benessere, che deve essere garantito con l’attuazione di misure di prevenzione e protezione dell’ambiente lavorativo.
La necessità di sviluppare una adeguata sensibilità ai temi della salvaguardia del territorio e dell’ambiente
richiede iniziative di natura sociale e didattica, finalizzate a diffondere la cultura della prevenzione e ad
orientare i comportamenti per la tutela della persona in caso di emergenza.
La scuola è soggetta a quelle tipologie di rischio specifiche dei luoghi ad alta densità di affollamento, inoltre l’età degli alunni, nella maggior parte minorenni o addirittura infanti, rappresenta un ulteriore parametro che influenza la valutazione dei rischi.
Il Sistema di Protezione Civile pone da sempre grande attenzione al mondo della scuola, che rappresenta l’interlocutore privilegiato per formare su prevenzione, informazione e promozione destinate ai futuri cittadini, in quanto ambito nel quale la curiosità dei discenti riesce a rendere efficaci queste attività.
La nostra associazione si troverà impegnata nella settimana che segue (dal 21 al 25 Novembre) con una serie di incontri nelle varie sedi dell’Istituto Comprensivo Statale di Montecorvino Pugliano (SA). Un lungo confronto di classe in classe dove i nostri volontari affronteranno, insieme agli alunni, diversi argomenti riguardanti il mondo della Protezione Civile, ma anche la Sicurezza in generale.
Gli incontri prevedono un momento iniziale di attività in aula con i volontari che illustrano i maggiori rischi che riguardano il territorio in cui è collocato il plesso scolastico, ponendo l’attenzione sugli aspetti relativi ai comportamenti corretti da assumere in caso di emergenza.
I principali argomenti che verranno sviluppati durante gli incontri sono:
i principali rischi ed i livelli di vulnerabilità del territorio;
il sistema di allertamento per rischio idrogeologico e sismico;
la conoscenza delle norme e dei comportamenti da adottare in caso di emergenza;
la conoscenza delle misure di salvaguardia per prevenire o limitare i possibili rischi, anche stimolando una crescente attenzione ai temi della tutela ambientale;
i possibili pericoli e rischi che si possono affrontare in casa;
l’utilizzo dei fuochi artificiali a norma ed in sicurezza.
Articolo di Di Ruocco Serena – Volontaria
Siamo ormai agli inizi di Settembre e come ogni anno la scuola sta per ricominciare. I bambini ed i ragazzi passeranno le mattinate fra i banchi di scuola e lontani dai genitori. Come è giusto che sia spetta anche ai genitori (oltre che agli insegnanti) spiegare ai figli le norme di sicurezza da tenere in classe in caso di calamità naturali o incidenti. Andiamo a vedere le norme generali, ricordandoci però che ogni scuola ha spesso un’organizzazione interna che può differire leggermente dalle norme che vi stiamo spiegando noi, quindi è bene informarsi anche presso la propria scuola.
In caso di terremoto
Appena si avverte la scossa di terremoto, proteggersi immediatamente sotto ai banchi se si è in classe, oppure in prossimità di strutture portanti come colonne o travi se si è fuori dalla classe. Se si è in vicinanza della porta della classe, e si ha la possibilità, aprire la porta, che potrebbe altrimenti incastrarsi.
Al termine della scossa, insieme al proprio insegnante, dirigersi in fila indiana verso l’uscita di emergenza più vicina o verso la scala di sicurezza più vicina. La fila inizierà con l’aprifila (di solito il più vicino alla porta) e si concluderà con il chiudifila (di solito il più lontano dalla porta) che, abbandonando per ultimo la classe, può controllare se vi sono compagni feriti che hanno bisogno di un aiuto e dopo di che chiudere la porta se la classe è vuota.
Raggiunta l’area sicura (punti di raccolta) esterna alla scuola, l’insegnante provvederà ad effettuare l’appello e qui attendere i soccorsi esterni.
In caso di incendio
Se l’incendio si è sviluppato all’interno della classe, abbandonare la classe chiudendo la porta per evitare che l’incendio si propaghi.
Se invece l’incendio si è sviluppato all’esterno, ma è impossibile uscire per il troppo fumo, chiudere bene la porta cercando di sigillare il più possibile le fessure evitando di far entrare il fumo. E’ consigliabile anche non aprire la finestra, in quando il fumo entrerebbe dalla porta più velocemente. Attendere quindi l’arrivo dei soccorsi.
In linea generale possiamo dire che per qualsiasi allarme è bene sempre mantenere la calma ed attuare le norme dell’aprifila e chiudifila per uscire dalla classe e raggiungere i punti di raccolta. Durante l’evacuazione bisogna lasciar perdere oggetti personali, non bisogna correre o gridare.
Se però il pericolo non è ancora cessato, è bene attuare le norme spiegate precedentemente, trovando un posto sicuro e se il pericolo non cessa, attendere i soccorsi.
Articolo di Conte Mario Antonio – Volontario
Con la fine dell’anno scolastico e il definitivo avvio della stagione estiva si inizia a respirare profumo di sole e di mare. Un binomio questo, che vuol dire soprattutto divertimento e spensieratezza, ma che in alcuni casi può nascondere pericoli inaspettati che possono mettere a repentaglio la vita dei bagnanti, in particolare per i più piccoli, la cui sicurezza dovrebbe essere maggiormente monitorata anche se nel periodo estivo c’è la tentazione di rilassarsi e di abbassare la guardia da parte dei genitori.
Elenchiamo quindi alcune regole per poter vivere le giornate di mare in sicurezza:
– valutare le proprie capacità natatorie:
‘Saper nuotare’ significa spostare la maggior quantità di acqua possibile intorno al corpo per poter avanzare velocemente, galleggiare con facilità e saper respirare correttamente, cioè col viso immerso in acqua in fase di espirazione e bocca fuori dall’acqua per l’inspirazione; chi rimane a galla a malapena e/o si sposta in acqua sempre con la testa fuori dall’acqua è un potenziale annegato.
– mai stare da soli in acqua soprattutto quando la spiaggia non è sorvegliata poiché basta un crampo o una paura improvvisa per rischiare la vita
– evitare lo shock termico:
ciò significa evitare di bere bevande ghiacciate prima di entrare in acqua, e in ogni caso immergersi gradualmente dopo l’esposizione al sole o quando si è troppo accaldati; la temperatura corporea è pari ai 36,7 gradi, mentre quella dell’acqua può oscillare tra i 18 e 27 gradi. Lo sbalzo termico provoca una reazione tanto maggiore nel nostro corpo quanto più l’acqua è fredda e l’entrata in acqua è brusca.
– prestare sempre attenzione a dove ci si tuffa
– non forzare le proprie capacità spingendosi al largo se non si è in grado di tornare indietro o non si è dei validi nuotatori
– immergersi in apnea o nelle uscite in mare segnalando la propria posizione con il pallone segnasub, e sempre in acque poco profonde e sorvegliante di modo che si possa intervenire in caso di malore.
-prestare attenzione alla segnaletica delle bandiere in spiaggia. Se viene esposta la bandiera rossa significa che le condizioni sono sfavorevoli o pericolose per i bagnanti.
Se ci troviamo nella situazione di dover aiutare una persona o un bambino in una situazione di difficoltà, cosa si può fare?
– Richiamare l’attenzione di un bagnino, o in assenza di questo, prestare soccorso soltanto se potete portare con voi un mezzo galleggiante che aiuti entrambi, poiché la persona in difficoltà o a rischio annegamento una volta soccorsa, in piena crisi di panico si aggrapperà a voi con tutte le proprie forze, mettendo in pericolo anche la vostra vita.
Una volta riportata a riva distendetela e aiutatela a riprendere una corretta respirazione; se invece è incosciente, é importante chiamare subito i soccorsi e verificare la presenza del battito cardiaco e della respirazione (manovra GAS) ed in caso di assenza, iniziare a praticare il massaggio cardiaco o provare a liberare le viene aeree ostruite con le opportune manovre.
Articolo di Valeria Casaburi – Volontaria
Il fenomeno della subsidenza è in costante crescita, soprattutto nelle zone costiere, ma non solo. Le cause di questo fenomeno, sono due: naturali o antropiche. Ma iniziamo con lo spiegare cos’è la subsidenza.
Con subsidenza si intende il progressivo abbassamento verticale del terreno di una determinata zona, dovuto alla compattazione dei materiali sotto di essa. Questo abbassamento può provocare allagamenti e inondazioni, soprattutto quando le zone interessate sono vicino alla costa o vicino a dei fiumi. Le cause, come detto in precedenza, possono essere naturali o provocate dall’uomo.
Nel primo caso, la subsidenza può scaturire dall’assestamento del materiale sotto la zona interessata, come ad esempio lo schiacciamento di sedimenti porosi, portando ad abbassare tutto ciò che si trova al di sopra di esse, oppure anche a seguito di piccoli movimenti tettonici. Insomma, la subsidenza naturale è un qualcosa che non possiamo prevedere.
Diversamente invece, quando l’uomo inizia ad agire sul territorio, ci si può aspettare fenomeni di subsidenza, accelerando quelli naturali o addirittura provocandoli. Fra le attività che possono innescare la subsidenza in un territorio vi sono: l’eccessivo sfruttamento delle falde acquifere, l’estrazione di idrocarburi e le bonifiche idrogeologiche.
Anche l’Italia non è esclusa dai fenomeni di subsidenza, basti pensare a Venezia (che è vittima sia della subsidenza che anche dell’innalzamento del livello del mare), ma anche la zona del Delta del Po, dove negli anni ‘30/’40 si estraeva metano immettendo acqua marina nel sottosuolo e già negli anni ’50 si subirono le prime e veloci conseguenze (alluvioni e rotte del Po) con successive riparazioni (argini fiumi e mare ma anche bonifiche e ponti).
La subsidenza è un fenomeno globale, ma anche italiano, dove Venezia ne è il più limpido esempio. L’uomo dalla sua, come sempre accade, deve porre attenzione alle proprie azioni, evitando sfruttamenti ed eccessi, perché specialmente per quanto riguarda la subsidenza, gli effetti sono immediati e quanto mai pericolosi.
Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario
Con l’arrivo delle giornate soleggiate, sempre più persone hanno cominciato a recarsi al mare per sfuggire a quest’ondata di caldo. Ma se sa un lato è assolutamente concesso staccare la spina dalla routine anche solo per qualche ora per potersi rilassare, dall’altro bisogna sempre conservare il senso civico e rispettare alcune regole anche quando si va in spoaggia. Purtroppo infatti ogni anno a ciascuno di noi sarà capitato di trovare dei rifiuti di plastica (o di altro genere) galleggiarci intorno mentre ci godevamo una tranquilla nuotata.
Il mare, questa immensa distesa d’acqua blu che ricopre parte del nostro pianeta infatti diventa sempre di più la discarica della Terra.
Si stima che ogni minuto finisca in mare il quantitativo di un camion di rifiuti, soprattutto di plastica, e che ve ne siano già circa 86milioni di tonnellate. Molti rifiuti finiscono depositati sui fondali e colonizzati da alcune specie animali, ma la maggior parte resta lì a galleggiare e, a volte, aggregata dalle correnti marine, che hanno un andamento circolare, vanno a formare i cosiddetti Plastic Vortex o delle vere e proprie Isole di plastica, come il Great Pacific Garbage Patch, a largo fra la California e le Hawaii.
Per riuscire a ridurre l’inquinamento del mare in Italia è entrato in vigore il reato di inquinamento ambientale con la legge n. 452/2015, è in più recentemente è stata approvata in senato la Legge Salvamare secondo cui i pescatori che recuperano rifiuti di plastica in mare o in acque dolci potranno portare i rifiuti in porto, dove verranno predisposte dalle autorità portuali delle isole ecologiche per farli smaltire e riciclare.
La strada da percorrere è ancora lunga, perché oltre ai rifiuti plastici finiscono in mare anche scarichi industriali e sostanze chimiche, pesticidi e fertilizzanti agricoli, liquami fognari e spesso petrolio a seguito dei disastri ambientali, che vanno ad intaccare l’ecosistema marino.
Tuttavia partendo in primis da ognuno di noi, per non rischiare di nuotare nuovamente in mezzo a bottiglie, sacchetti, mozziconi o imballaggi, è giusto e necessario difendere la salute del mare e mettere in pratica anche in spiaggia (e in generale ovunque ci troviamo) delle semplici azioni che possono dare un contributo alla tutela ambientale, specialmente quando si parla di plastica o di altri rifiuti che sappiamo essere non biodegradabili:
Riusare, Recuperare, Ridurre, Riciclare .
Si consiglia di optare per prodotti con meno imballaggi, usare il vetro al posto della plastica, dare vita a nuovi oggetti che hanno perso la loro funzione.
In aggiunta a questo bisogna prestare attenzione a:
-non lasciare sacchetti l in balia del vento,
– non usare shampoo o sapone sotto le docce poste sulle rive delle spiagge, poiché lo scarico di queste ultime finisce direttamente in mare
-lasciar perdere i falò per incorrere in rischio incendio
-rispettare la natura, ovvero non raccogliere granchi, molluschi, stelle marine, conchiglie o altro
-raccogliere le cicche e buttarle nel cassonetto a fine giornata
-evitare piatti e bicchieri di plastica monouso
-portare Fido in spiaggia dove possibile, ma ricordandosi sempre guinzaglio e sacchetti per raccogliere e conferire le deiezioni negli appositi bidoncini.
Articolo di Valeria Casaburi – Volontaria