Con i recenti avvenimenti delle ultime tre settimane e dopo l’approvazione da parte del governo italiano del nuovo decreto legge che ha introdotto “ulteriori misure urgenti in relazione agli sviluppi della crisi in Ucraina”, per garantire sostegno ed assistenza non solo sul piano della concessione di materiali e forniture, ma anche a livello prettamente umanitario, si è proceduto all’avvio del piano per l’accoglienza ai profughi in fuga dalla zona di guerra.
Difatti questi ultimi sono stati i giorni dei primi arrivi in particolare al Sud Italia, ed in Campania, dove ne sono giunti la maggior parte (circa 2000).
La regione Campania, quale hub di prima accoglienza, ha messo a disposizione il Covid Residence dell’Ospedale del Mare che dispone di numerosi posti, immediatamente occupabili subito dopo i dovuti controlli ed accertamenti sanitari, effettuati a cura dell’ASL Napoli 1. Altri invece sono stati ospitati nei centri di assistenza straordinari (CAS) fra cui la struttura comunale di Marechiaro a Napoli.
Al termine di un viaggio durato almeno 3 giorni per coloro che hanno dovuto raggiungere la frontiera della Polonia da diverse località ucraine, anche a Salerno è infine giunto, presso Piazza della Concordia, un pullman con a bordo 35 passeggeri, soltanto donne e bambini, poichè diverso è il discorso per gli uomini, cui la Legge Marziale impone, per coloro fra i 18 ed i 60 anni di età, di imbracciare le armi e di combattere contro l’invasore Russo.
Si è trattato del primo trasferimento ufficiale con destinazione Salerno di profughi provenienti dalle città assediate dai bombardamenti.
Per tutti i rifugiati ucraini in arrivo nel nostro Paese, il Dipartimento Protezione Civile in collaborazione con il Ministero dell’Interno, ha pubblicato il documento “Benvenuto in Italia”, consultabile in tre lingue: italiano, ucraino ed inglese.
In questo modulo vengono riportate diverse informazioni utili, come ad esempio di rivolgersi agli uffici della Prefettura delle città di arrivo qualora non si sia ancora trovato un alloggio, per poter essere inseriti in una struttura d’accoglienza; di recarsi presso la Questura-Ufficio immigrazione per regolarizzare la propria posizione sul suolo italiano, nel caso in cui la permanenza durasse oltre i 90 giorni.
Vengono inoltre ricordati gli obblighi da rispettare in Italia, ad esempio entro 48 ore dall’arrivo sul territorio italiano, effettuare un test molecolare o antigenico per il Covid; e nei 5 giorni successivi effettuare la vaccinazione obbligatoria,anche per il conferimento di un valido Green Pass. Verranno offerte anche le vaccinazioni per difterite, tetano, pertosse e poliomielite.
Nella stessa scheda vengono anche forniti tutti i numeri utili, come quelli regionali per l’emergenza covid, ed il numero nazionale 1500.
De Luca, nella sua diretta social del venerdì ha infatti rimesso in campo l’Unità di Crisi attiva durante il periodo pandemico, e ha sottolineato l’importanza della vaccinazione anti covid da somministrare anche ai profughi accolti verso le varie strutture, affinché non si diffondano nuovi focolai.
Articolo di Annunziato Matteo e Casaburi Valeria – Volontari
Durante questo periodo sentiamo spesso che i vari aiuti (intesi come medicinali e materiale per la prima assistenza alla popolazione) per la guerra in Ucraina, inviati dalle diverse regioni italiane al dipartimento, vengono poi rispediti al centro logistico del Meccanismo Europeo.
Ma cos’è questo Meccanismo Europeo di Protezione Civile?
In poche parole è un “ente” che coordina le varie risorse di protezione civile su scala europea. In buona sostanza, tutti i Paesi che ne fanno parte mettono a disposizione le proprie risorse per aiutare un altro Paese (anche non facente parte del Meccanismo Europeo) nel corso di un’emergenza, permettendogli di fronteggiarla al meglio e senza però, cosa importante, sostituirsi completamente al Paese colpito.
Il Meccanismo Europeo, nato verso la fine degli anni 90, è stato attivato in numerosi casi, anche al di fuori dell’Unione Europea, come gli attentati dell’11 Settembre, i numerosi uragani negli Stati Uniti e diversi terremoti in paese extra UE.
L’importanza del Meccanismo la si può percepire anche guardando agli eventi dell’ultima estate, quando si è attivato per l’organizzazione di una lotta antincendio boschiva in tutta la zona Europea, compresa l’Italia. Diversi Canadar ed elicotteri messi a disposizione dagli stati membri del Meccanismo ed inviati in paesi facenti parte dell’UE ed extra UE come la Turchia, Albania e Macedonia del Nord.
Purtroppo però il Meccanismo Europeo è stato riattivato poco prima dell’invasione Russa in Ucraina. Proprio l’Ucraina è stata previdente, chiedendo aiuto in anticipo ed inviando la richiesta di assistenza al Meccanismo Europeo, che si è immediatamente attivato con l’invio di forniture essenziali come: mascherine, guanti, medicinali vari, tende, coperte, gruppi elettrogeni, ecc. Una lunga lista di materiali e beni per la prima assistenza alla popolazione che però danno l’idea di come il Meccanismo Europeo decide di muoversi ogni volta. Anche l’Italia ovviamente non ha fatto mancare il suo apporto, con l’invio di 200 tende e numerosi pallet di medicinali e prodotti elettromedicali al centro logistico del Meccanismo in Polonia.
L’unica nostra speranza è che l’invio di materiali e beni non sia più necessario, auspicandoci la fine della guerra.
Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario
Il piano pandemico è un documento che raggruppa tutte le attività necessarie per ridurre il rischio provocato da malattie infettive, rappresentando una specie di promemoria delle principali azioni da intraprendere per prepararsi correttamente ad un’eventuale pandemia (prevenirla, identificarla e monitorarla).
L’obiettivo principale, ovviamente, è quello di tutelare la popolazione per ridurre il numero delle vittime, diminuire il più possibile l’impatto della pandemia sulla sanità in modo da garantire i servizi essenziali e garantire il continuo funzionamento dell’economia e della società.
Esso è generalmente suddiviso in quattro fasi che individuano i diversi livelli di progressione della pandemia:
Fase interpandemica: periodo che passa tra due pandemie influenzali, in cui deve mettersi in atto una normale attività di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza e delle sindromi simili all’influenza.
Fase di allerta: quando l’influenza è identificata nell’uomo. Aumentano la sorveglianza e la valutazione del rischio locale e nazionale.
Fase pandemica: è quella in cui l’influenza si diffonde globalmente. Si può raggiungere questa fase molto rapidamente o in modo graduale. A stabilirlo sono i dati virologici, epidemiologici e clinici.
Fase di transizione: quando il rischio diminuisce e si tende a ridurre le attività di risposta alla pandemia e si cambia strategia, spostando l’attenzione verso azioni di recupero.
L’anno scorso, in questo periodo, è stato approvato il piano pandemico 2021-23. Trovandoci nel mezzo della fase pandemica, maggiore importanza è stata data alla gestione di quest’ultima. Tra i punti-chiave rientrano:
- Mascherine sempre disponibili per tutti, cittadini e lavoratori
- Formazione continua degli operatori sanitari
- Assicurare una produzione tempestiva di Dpi (dispositivi di protezione individuali)
- Assicurare un aumento tempestivo dei posti letto nelle terapie intensive durante la crisi
- Riserve di vaccini e farmaci antinfluenzali a livello nazionale
Quando la pandemia sarà all’ultima fase (di transizione), maggiore importanza sarà data invece alle attività di ripristino della quotidianità, tenendo sempre conto di eventuali nuove ondate da fronteggiare.
Articolo di Esposito Emilia – Volontaria
Con l’attuale irrigidirsi delle temperature, per ridurre notevolmente le conseguenze nocive e i danni alla salute causati dalle ondate di freddo, è utile seguire una serie di precauzioni che possono avere sia un’azione di prevenzione sia di gestione dell’eventuale emergenza.
Come prevenire un’ondata di freddo
Innanzitutto bisogna preferibilmente uscire nelle ore più calde ( dopo le 11 e prima delle 18) , indossando indumenti ed accessori adatti alle basse temperature e al vento. Importante è anche assumere pasti caldi durante la giornata, integrando con molta frutta e verdura che contengono vitamine e sali minerali, e bere almeno 2 litri d’ acqua al giorno, prediligendo bevande come tè o tisane o anche semplici spremute d’arancia, che possono aiutare a mantenere stabile la termoregolazione corporea.
Se possibile, bisogna evitare gli spostamenti e i lunghi viaggi in caso di ghiaccio e/o neve, o altrimenti assicurarsi sempre che la vettura sia in perfette condizioni, dotata di pneumatici invernali e munita di catene a bordo.
Ricordarsi che la temperatura ideale in casa è 21°C, ed è importante evitare dispersioni di calore mantenendo chiusi i locali inutilizzati ed isolate porte e finestre quando si desidera far arieggiare gli ambienti mezz’ora al giorno a riscalmento spento.
Inoltre, è importante non dimenticare di mantenere i contatti con coloro più soggetti alle fragilità causate dal freddo, come parenti o conoscenti anziani, ed offrirgli vicinanza e assistenza, verificando che dispongano di sufficienti riserve di cibo e medicine. Segnalare ai servizi sociali la presenza di senzatetto o altre persone in condizioni di difficoltà.
Cosa fare in caso di emergenza
Bambini piccoli, anziani o persone con malattie croniche o cardiovascolari (asma, diabete, cardiopatia, demenza, problemi motori), sono più suscettibili alle ondate di gelo improvvise; Consultare un medico se si avvertono i seguenti sintomi:
-alterazione della colorazione della cute (in genere le dita)
-sensazione di intorpidimento e prurito alle estremità ( mani, piedi, orecchie)
-difficoltà a camminare, parlare e rimanere concentrati
-confusione mentale
– senso di svenimento e/o perdita di conoscenza
In caso di emergenze più gravi, chiamare il numero unico di emergenza 112 o in alternativa il 118, e prestare un primo soccorso distendendo la persona in un luogo caldo ma lontano da una fonte diretta di calore, prevenire la possibilità di trauma, scaldare delicatamente le estremità corporee e non dare da bere alcolici poiché non aiutano a difendersi dal freddo ma al contrario favoriscono la dispersione di calore dall’organismo.
Articolo di Annunziato Matteo e Casaburi Valeria – Volontari
Ancora una volta ci troviamo a dover spiegare, purtroppo, le nuove regole emanate negli ultimi giorni, per quanto riguarda le quarantene per contatti con positivi o in caso di positività. Diciamo “purtroppo” perché se le regole cambiano è perché c’è stato un cambio nella situazione epidemiologica durante le recenti feste natalizie e ci siamo ritrovati con un incremento delle vaccinazioni, dei tamponi e anche dei positivi al Covid-19.
Chiariamo la situazione in quest’articolo.
Partiamo con il caso in cui si risulti positivi ad un tampone:
- Positivo Asintomatico: Bisogna seguire 10 giorni di isolamento con un tampone finale negativo (anche antigenico). I giorni si riducono a 7 se si è stati vaccinati con la terza dose, oppure con la seconda dose da meno di 4 mesi.
- Positivo Sintomatico: Stesso periodo di isolamento, l’unica differenza è che il tampone deve essere effettuato dopo 3 giorni in cui non si hanno più sintomi. Ugualmente il periodo di isolamento si riduce a 7 giorni se è stata fatta la terza dose, oppure se la seconda è stata fatta da meno di 4 mesi.
Le regole invece cambiano se si è stati a contatto (stretto o meno) con una persona risultata positiva. In questo caso tutto dipende dal proprio stato di completamento del ciclo vaccinale, vediamo in dettaglio:
- Se non si è ancora vaccinati, se non è stato completato il ciclo primario (prima e seconda dose) o se il ciclo primario è stato completato da meno di 14 giorni, bisogna effettuare un isolamento di 10 giorni, con un tampone finale negativo (anche qui va bene sia il molecolare che l’antigenico)
- Se invece il ciclo primario è stato completato da più di 4 mesi, o se si è guariti da più di 4 mesi, l’isolamento si riduce a 5 giorni, resta sempre il tampone finale negativo antigenico o molecolare
- Se invece si è vaccinati con la terza dose, oppure doppia dose o guarito da meno di 4 mesi, non c’è bisogno dell’isolamento e neanche del tampone. Bisogna però indossare una mascherina FFP2 in qualsiasi momento per 10 giorni e svolgere un autosorveglianza per 5 giorni, e se compaiono sintomi bisogna effettuare un tampone molecolare o antigenico
Queste sono in generale le nuove regole sulla quarantena e l’isolamento per casi positivi o contatti con positivi. Tutto questo non esclude che la prima cosa in assoluto da fare è avvisare il proprio medico di base e fare affidamento a ciò che sono le sue direttive. Ovviamente ci auguriamo che la curva dei contagi ritorni a scendere e che il tutto si risolva quanto prima. Nel frattempo facciamo affidamento, anche e soprattutto, al buon senso delle persone!
Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario