Anche il nostro Paese è colpito dalle conseguenze delle variazioni del clima. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il cambiamento climatico sta causando in Italia una serie di eventi meteorologici estremi, basti pensare che nei primi 10 mesi del 2022 ne sono stati registrati 254 , tra cui piogge particolarmente intense, lunghe ondate di calore e allagamenti delle zone costiere, aumentando il rischio di incendi a causa della siccità e peggiorando la qualità dell’aria che respiriamo.
Le cause dei cambiamenti climatici sono numerose e legate tra loro, tuttavia all’origine di questo processo c’è l’impiego delle fonti fossili, ovvero l’utilizzo di carbone, petrolio e gas. Per comprendere le cause delle variazioni climatiche è necessario quindi capire cosa sono i gas serra. Si tratta di gas che permangono a lungo nell’atmosfera terrestre impedendo al calore di fuoriuscire, tra cui si annoverano il vapore acqueo (H2O), il protossido d’azoto (N2O), l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4).
Ovviamente non è soltanto la combustione delle fonti fossili a provocare il riscaldamento globale e le mutazioni del clima, infatti secondo le Nazioni Unite tra le principali cause dei cambiamenti climatici si possono distinguere:
• Disboscamento per le attività agricolo e zootecniche, con la riduzione della capacità delle foreste di sottrarre CO2 dall’atmosfera;
• Produzione di energia elettrica e termica tramite la combustione di carbone, gas naturale e petrolio;
• Attività agricole in quanto prevedono l’impiego di fonti fossili, il disboscamento e l’utilizzo di prodotti chimici e farmaceutici;
• Edifici residenziali e aziendali, a causa dell’elevato consumo di elettricità e gas metano;
• Stili di vita orientati a un consumismo eccessivo che pesa sul pianeta e richiede una quantità di risorse ed energia non sostenibile.
Per la NASA, il cambiamento climatico continuerà per tutto il secolo in corso e anche oltre, con effetti di lungo termine come:
• Temperature medie globali sempre più alte;
• Allungamento della stagione senza gelo e di quella di crescita;
• Variazioni dei modelli regionali di precipitazioni;
• Maggiore siccità e ondate di calore più lunghe;
• Aumento del livello del mare da 0,30 a 2,40 metri entro il 2100;
• Serio rischio di perdita totale di ghiaccio nell’Artico;
• Uragani sempre più intensi e forti.
Per fermare il cambiamento climatico l’Unione Europea ha stabilito degli obiettivi ancora più ambiziosi, infatti la strategia a lungo termine dell’UE prevede la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, con il raggiungimento della neutralità climatica nel continente entro il 2050.
La stessa direzione è stata intrapresa dalle Nazioni Unite attraverso l’Agenda 2030, un programma per lo sviluppo sostenibile volto a garantire un pianeta sano e vivibile anche alle future generazioni, valorizzando la sostenibilità ambientale e una crescita rispettosa del pianeta e del benessere di tutta la popolazione del pianeta.
Cosa possiamo fare per il cambiamento climatico:
• Risparmiare energia elettrica come l’utilizzo di luci a LED a basso consumo, energia da fonti rinnovabili e dispositivi ad alta efficienza energetica;
• Scegliere le soluzioni di mobilità sostenibile come i mezzi pubblici, i veicoli elettrici;
• Evitare lo spreco di cibo per preservare le risorse alimentari e ridurre le emissioni di carbonio causate dal settore agricolo e dall’industria alimentare;
• Preferire le soluzioni circolari orientate al riciclo, al riuso e alla riparazione dei beni di consumo;
• Acquistare solo prodotti eco-friendly e rispettosi dell’ambiente.
Ognuno di noi si deve sentire coinvolto nella lotta al cambiamento climatico insieme ce la possiamo fare.
Articolo di Esposito Francesca – Volontaria
L’alluvione è l’allagamento di un’area dove normalmente non c’è acqua. A originare un’alluvione sono prevalentemente piogge abbondanti o prolungate. Le precipitazioni, infatti, possono avere effetti significativi sulla portata di fiumi, torrenti, canali e reti fognarie. Un corso d’acqua può ingrossarsi fino a straripare o rompere gli argini, allagando il territorio circostante. Sapere se la zona in cui si vive, si svolge l’attività lavorativa o si soggiorna, è a rischio alluvione aiuta a prevenire e affrontare meglio le situazioni di emergenza. E’ opportuno informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica per apprendere eventuali avvisi di condizioni meteorologiche avverse o di allerta.
In particolare, ricorda:
– In alcuni casi è difficile stabilire con precisione dove e quando si verificheranno le alluvioni e potresti non essere allertato in tempo; l’acqua può salire improvvisamente, anche di uno o due metri in pochi minuti;
– Alcuni luoghi si allagano prima di altri. In casa, le aree più pericolose sono le cantine, i piani seminterrati e i piani terra;
– All’aperto, sono più a rischio i sottopassi, i tratti vicini agli argini e ai ponti, le strade con forte pendenza e in generale tutte le zone più basse rispetto al territorio circostante attraversato da fiumi;
– La forza dell’acqua può danneggiare gli edifici e le infrastrutture (ponti, terrapieni, argini) e quelli più vulnerabili potrebbero cedere o crollare improvvisamente.
Cosa fare – Durante l’Alluvione
– Se vedi rifiuti ingombranti abbandonati, tombini intasati, corsi d’acqua parzialmente ostruiti, ecc., segnalalo al Comune;
– Assicurati che la scuola, o il luogo di lavoro, ricevano l’allerta e abbiano un piano di emergenza.
– Tieniti informato sulle criticità previste sul territorio e le misure adottate dal tuo Comune.
– Proteggi con paratie o sacchetti di sabbia i locali che si trovano al piano strada e chiudi le porte di cantine, seminterrati o garage solo se non ti esponi a pericoli.
– Se ti devi spostare, valuta prima il percorso ed evita le zone allagabili.
– Chiudi il gas e disattiva l’impianto elettrico. Non toccare impianti e apparecchi elettrici con mani o piedi bagnati.
– Non bere acqua dal rubinetto: potrebbe essere contaminata
– Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi.
– Fai attenzione a dove cammini: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti ecc.
– Evita di utilizzare l’automobile. Anche pochi centimetri d’acqua potrebbero farti perdere il controllo del veicolo o causarne lo spegnimento: rischi di rimanere intrappolato.
Dopo l’alluvione segui le indicazioni delle autorità prima di intraprendere qualsiasi azione, come rientrare in casa, spalare fango, svuotare acqua dalle cantine ecc.
Ricorda che imparare a prevenire e ridurre gli effetti dell’alluvione è un compito che riguarda tutti noi; la diffusione di informazioni sul rischio alluvione è una responsabilità collettiva, a cui tutti dobbiamo contribuire.
Articolo di Esposito Francesca – Volontaria
L’impronta ecologica rappresenta l’area totale di ecosistemi terresti ed acquatici richiesta per produrre le risorse che una determinata popolazione umana (un individuo, una famiglia, una comunità, una regione, ecc) consuma per assimilare i rifiuti che la stessa popolazione produce. E se lo spazio bioproduttivo richiesto é maggiore di quello disponibile, possiamo ragionevolmente affermare che il tasso dei consumi non è sostenibile.
L’analisi capovolge completamente la domanda tradizionale, così che invece di chiedersi “quante persone può sopportare la terra?”, il metodo del calcolo dell’impronta ecologica trasforma la domanda in “quanta terra ciascuna persona richiede per essere supportata?“.
L’impronta ecologica è data dalla somma di sei diverse componenti: la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti, l’area di pascolo necessaria per produrre i prodotti di origine animale, la superficie di foreste necessaria per produrre legname e carta, la superficie marina necessaria per produrre pesci, la superficie di terra necessaria per ospitare infrastrutture edilizie e la superficie forestale necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica risultanti dal consumo energetico dell’individuo stesso. Questa é normalmente calcolata in ettari pro capite.
Le diverse nazioni, però, contribuiscono in modo diseguale all’impatto: i paesi più ricchi hanno un consumo di risorse ed una produzione di rifiuti pro capite molto più elevata di quella dei paesi poveri.
Essendo il capitale naturale il nostro bene comune é indispensabile riorganizzare i livelli di redistribuzione, secondo un principio di equità.
Per esempio, dalle ultime statistiche rilevate, l’Italia ha un impronta ecologica di 2.6 pianeti terra, più del Brasile che impatta per 1.8 pianeti, ma meno dell’Australia che impatta quanto 5.2 pianeti.
Il WWF Svizzera, ha messo a disposizione un calcolatore automatico di impronta ecologica per singolo individuo e/o famiglia, lasciando alcuni consigli per ridurre l’impatto sull’ecosistema e fare scelte di vita più sostenibili.
E tu, quanto impatti? Faccelo sapere nei commenti dopo aver svolto il test:
https://www.wwf.ch/it/vivere-sostenibile/calcolatore-dell-impronta-ecologica
Articolo di Emilia Esposito – Volontaria
Con l’arrivo del caldo estivo e il conseguente utilizzo dei sistemi di raffreddamento come ad esempio i condizionatori, è molto importante contrastare il dispendio di energia elettrica per ridurre al minimo le emissioni di CO2 nell’atmosfera.
ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) spiega praticamente come si può risparmiare sulle bollette, salvaguardare l’ambiente e contribuire a ridurre la dipendenza dal gas metano anche utilizzando i condizionatori nei mesi estivi.
Di seguito gli accorgimenti utili alla causa:
1. Non raffreddare troppo l’ambiente e attenzione all’umidità
Il più delle volte, due o tre gradi in meno rispetto alla temperatura esterna sono già sufficienti. Inoltre, per scongiurare la sensazione di caldo opprimente, spesso può bastare l’attivazione della funzione “deumidificazione”, in quanto l’umidità presente nell’aria fa percepire una temperatura ben più elevata di quella reale.
2. Chiudere le persiane durante le ore più calde
È abitudine comune lasciare le persiane aperte anche quando non si è in casa, permettendo al calore di entrare attraverso gli infissi. Attivando il climatizzatore al rientro in casa, questo si trova a dover soddisfare un elevato fabbisogno di energia per raffrescare gli ambienti. Chiudere le persiane, abbassare le tapparelle o comunque schermare i serramenti nelle ore centrali delle giornate estive consente di ridurre gli apporti solari in ingresso all’abitazione e, conseguentemente, l’energia richiesta dai climatizzatori.
3. Usare il timer e la funzione ‘notte’
Grazie a queste funzioni è possibile ridurre al minimo il tempo di accensione dell’apparecchio e aumentare il comfort. Inoltre, consentono di accendere e spegnere il climatizzatore anche a distanza e di tenerlo in funzione per il solo periodo di tempo in cui se ne ha realmente bisogno. La funzione “notte” o “sleep” regola, nelle ore notturne, la temperatura ambiente in modo da rispondere alla variazione della temperatura corporea.
4. Attenzione alla pulizia e alla corretta manutenzione
I filtri dell’aria e le ventole devono essere ripuliti alla prima accensione stagionale e almeno ogni due settimane, perché si tratta del luogo dove più di frequente si annidano muffe e batteri dannosi per la salute, tra i quali il batterio della legionella che può essere mortale.
5. Sostituire le lampadine incandescenti
Gli apporti di calore dovuti all’illuminazione sono una parte non trascurabile del carico termico all’interno delle abitazioni. Il carico termico interno può essere ridotto sostituendo le lampadine esistenti con altre a tipologia a LED. Le luci a LED consumano infatti molta meno energia rispetto all’illuminazione a incandescenza e producono un calore minimo, riducendo il fabbisogno per raffrescamento.
Articolo di Matteo Annunziato – Volontario
Il fenomeno della subsidenza è in costante crescita, soprattutto nelle zone costiere, ma non solo. Le cause di questo fenomeno, sono due: naturali o antropiche. Ma iniziamo con lo spiegare cos’è la subsidenza.
Con subsidenza si intende il progressivo abbassamento verticale del terreno di una determinata zona, dovuto alla compattazione dei materiali sotto di essa. Questo abbassamento può provocare allagamenti e inondazioni, soprattutto quando le zone interessate sono vicino alla costa o vicino a dei fiumi. Le cause, come detto in precedenza, possono essere naturali o provocate dall’uomo.
Nel primo caso, la subsidenza può scaturire dall’assestamento del materiale sotto la zona interessata, come ad esempio lo schiacciamento di sedimenti porosi, portando ad abbassare tutto ciò che si trova al di sopra di esse, oppure anche a seguito di piccoli movimenti tettonici. Insomma, la subsidenza naturale è un qualcosa che non possiamo prevedere.
Diversamente invece, quando l’uomo inizia ad agire sul territorio, ci si può aspettare fenomeni di subsidenza, accelerando quelli naturali o addirittura provocandoli. Fra le attività che possono innescare la subsidenza in un territorio vi sono: l’eccessivo sfruttamento delle falde acquifere, l’estrazione di idrocarburi e le bonifiche idrogeologiche.
Anche l’Italia non è esclusa dai fenomeni di subsidenza, basti pensare a Venezia (che è vittima sia della subsidenza che anche dell’innalzamento del livello del mare), ma anche la zona del Delta del Po, dove negli anni ‘30/’40 si estraeva metano immettendo acqua marina nel sottosuolo e già negli anni ’50 si subirono le prime e veloci conseguenze (alluvioni e rotte del Po) con successive riparazioni (argini fiumi e mare ma anche bonifiche e ponti).
La subsidenza è un fenomeno globale, ma anche italiano, dove Venezia ne è il più limpido esempio. L’uomo dalla sua, come sempre accade, deve porre attenzione alle proprie azioni, evitando sfruttamenti ed eccessi, perché specialmente per quanto riguarda la subsidenza, gli effetti sono immediati e quanto mai pericolosi.
Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario